giovedì 23 luglio 2015

Letta e Pistelli, migrazioni forzate


“Non si possono ostacolare i progetti di vita di una persona, in particolare quando questi progetti di vita sono ambiziosi, aprono prospettive larghe, aprono alla presenza italiana nel mondo in ambiti qualificati. E questo il caso del collega Letta, che andrà a dirigere Science Po, è stato il caso alcune settimane fa del collega Pistelli che andrà a fare politica estera per il nostro Paese con un incarico diverso, quello dell’ENI”. Lo ha detto Pia Locatelli, intervenendo alla Camera sulle dimissioni di Enrico Letta.
“Non possiamo che accoglierle, lo faccio con un certo rammarico che non voglio nascondere. Credo si tratti di migrazioni un po’ forzate, e ne sono dispiaciuta. 
Quando si parlava di cervelli in fuga all’estero, a proposito dei nostri ricercatori, ho sempre sostenuto che era bene che i cervelli italiani potessero andare nel mondo, con la certezza di poter tornare e poi ripartire e poi ancora ritornare. Il rammarico è che la loro fosse appunto una migrazione forzata per mancanza di condizioni per svolgere il loro lavoro di ricerca nel nostro Paese. Con il risultato che quasi mai tornano. Anche in quel caso si tratta di migrazioni forzate”. 

il mio intervento

Grazie, signora Presidente. Prendo la parola per dichiarare il mio voto favorevole alle dimissioni del collega Enrico Letta, voto motivato dal fatto che non si possono ostacolare i progetti di vita di una persona, in particolare quando questi progetti di vita sono ambiziosi, aprono prospettive larghe, comportano la presenza italiana nel mondo in ambiti qualificati. È questo il caso del collega Letta, che andrà a dirigere Sciences Po, è stato il caso, alcune settimane fa, del collega Pistelli, che continuerà a occuparsi di politica estera per il nostro Paese, seppur con un incarico diverso, quello all'ENI. In pochi giorni, a distanza le une dalle altre, siamo chiamati a votare a favore delle dimissioni dei due colleghi che abbiamo apprezzato per serietà, competenza, rigore ed impegno. Non possiamo che accoglierle, ma lo faccio con un certo rammarico che non voglio nascondere. Credo che in entrambi i casi si tratti di migrazioni un po’ forzate, e ne sono dispiaciuta. Quando, a proposito dei nostri ricercatori e delle nostre ricercatrici, si parla di cervelli in fuga all'estero, sostengo sempre che è bene che i cervelli italiani possano andare nel mondo, ma anche in quel caso con una nota di rammarico, che la loro possa essere una migrazione forzata dalla mancanza di condizioni per svolgere il proprio lavoro di ricerca nel nostro Paese, con la conseguenza che quasi mai tornino. Anche in quel caso si tratta spesso di migrazioni un po’ forzate. Auguri di buon lavoro e di successo, caro Enrico.

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