mercoledì 27 gennaio 2016

Giornata della memoria, il dramma delle donne deportate

"L'ideologia nazista sosteneva la necessità di eliminare il popolo ebraico, senza differenza di età o di genere: fu forse l’unico caso in cui le donne, solitamente discriminate, non lo furono. Tuttavia, le donne furono spesso soggette ad una persecuzione eccezionalmente brutale da parte del regime. Durante le deportazioni, le donne in stato di gravidanza e le madri di bambini piccoli venivano generalmente catalogate come "inabili al lavoro" e venivano perciò trasferite nei campi di sterminio, dove gli addetti alla selezione le inserivano quasi sempre nei gruppi di prigionieri destinati a morire subito nelle camere a gas. Spesso erano costrette a scegliere tra il separarsi dai loro figli e dalle loro figlie o morire. Tutte, con pochissime eccezioni, scelsero la morte”. Lo ha detto Pia Locatelli, intervenendo alla Camera nel corso della commemorazione per la giornata della memoria. “Le poche deportate che riuscirono a sopravvivere al lager e a tornare in Italia furono le prime a raccontare l’accaduto con le parole scritte: su sette libri dedicati a Auschwitz cinque sono di donne. Il merito di aver dato voce a queste donne ignorate o dimenticate va anche alla mostra: "E tutto questo diventa una storia. I primi libri che in Italia hanno raccontato di Lager", organizzata dal Consiglio delle Donne di Bergamo in collaborazione con l'Istituto Bergamasco per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea, in corso fino all’11 febbraio”.



Il testo dell'intervento


"Sulla Shoah è stato detto tanto e tanto è stato scritto, documentato, filmato e fotografato. E’ difficile, 76 anni dopo la rivelazione al mondo di quell’orrore, aggiungere qualcosa che vada oltre la retorica. Ma dobbiamo ricordare questa giornata, soprattutto oggi, in un tempo segnato da rigurgiti di antisemitismo, xenofobia, intolleranza e populismo.Ricordare sempre quanto è accaduto è il solo modo per far sì che la storia non si ripeta. In questa Giornata della Memoria vorrei ricordare la storia, un po’ meno conosciuta,delle donne deportate a Auschwitz.L'ideologia nazista sosteneva la necessità di eliminare il popolo ebraico, senza differenza di età o di genere: fu forse l’unico caso in cui le donne, solitamente discriminate, non lo furono. Tuttavia, le donne furono spesso soggette ad una persecuzione eccezionalmente brutale da parte del regime.Durante le deportazioni, le donne in stato di gravidanza e le madri di bambini piccoli venivano generalmente catalogate come "inabili al lavoro" e venivano perciò trasferite nei campi di sterminio, dove gli addetti alla selezione le inserivano quasi sempre nei gruppi di prigionieri destinati a morire subito nelle camere a gas. Spesso erano costrette a scegliere tra il separarsi dai loro figli e dalle loro figlie o morire. Tutte, con pochissime eccezioni, scelsero la morte”. Lo ha detto Pia Locatelli, intervenendo alla Camera nel corso della commemorazione per la giornata della memoria.Le poche deportate che riuscirono a sopravvivere al lager e a tornare in Italia furono le prime a raccontare l’accaduto con le parole scritte: su sette libri dedicati a Auschwitz cinque sono di donne. Il merito di aver dato voce a queste donne ignorate o dimenticate va anche alla mostra: "E tutto questo diventa una storia. I primi libri che in Italia hanno raccontato di Lager", organizzata dal Consiglio delle Donne di Bergamo in collaborazione con l'Istituto Bergamasco per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea. in corso fino all’11 febbraio”.  

Nessun commento:

Posta un commento